Come vedere il mondo, se voltando gli occhi da voi stessi la menzogna che vi alberga favorirà ogni possibile svista?!
“IL CICLO SETTENARIO”
“Il Ciclo Settenario”, è un racconto elegiaco che partendo da eventi e momenti reali, Materiali, conduce allo Spirituale. Un traghettamento partecipe e condivisibile che dal visibile accompagna all’invisibile, attraverso un linguaggio poetico, l’unico, veramente, capace di parlare al Reale nella sala Nuziale.
In un sentito resoconto in cui il Soggettivo, s’individua nell’Oggettivo.
Una Grande Matriosca!
Il Ciclo Settenario, è un grande Labirinto dove il “femminile” è in comunione con forze inconsce, forze psichiche che la sorreggono, la determinano e le fanno sapere di essere altro dalla semplice individuazione.
Una “coscienza con”, di contro alle “coscienze in”.
Il femminile è un recipiente - una con-cavità - contenitore incontenibile.
Sapienza indistinta.
Il Ciclo Settenario: 7
L’inciampo in cui sprofonda la retta via
Da quella caduta irrompono le curvature. 4
Nell’avvolgimento gorgheggia il movimento
Precipitando il Tempo, ne informa l’Etere
Nella Spirale riluce il Cerchio
In un Balzo rivela il Centro 3
Bacio di Sophia
L’Amore, si rivela là dove svela
L’Amore, si svela per ciò che rivela 2
Sfera 1
C. C. - 2020
XI
Il Minotauro divora fino all’osso
Dallo stellato limbo della mente
al rubicondo vortice dell’infrarosso
Come avanzare se indugia persino la fiamma?
Vietando lo sguardo sono soltanto le grida
Dentro la rena, la Psiche è sottratta alla salma
Mortalità ed eternità si fondono nell’erma
S’avvolgono nel “corvino vello del caprone”
Dove l’umido crine s’intreccia allo sperma
L’infedele aveva illuminato il meandro
Danzando in plurime voluttà
portava alla luce il fallo di palissandro
Così Perseo ballò il rituale dell’amato
Avviluppando la preda nel riflesso
Al riparato scudo, dall’ira ridestato
L’iconica Dama s’insediò, nel seggio!
Al lineare Teseo travestito di coraggio
l’Unica Dama apparve nel volteggio
Il corpo di una donna è un congegno, un innesco primordiale, una scossa mnemonica che s’irradia.
La veste socchiusa è una faglia, una soglia ferina, scopre l’epidermide nuda, dal colore di schiuma marina.
Quando s’apre la veste, la mente neonata, vagisce, sprofondando nell’indistinto. Nel ricordo del palato, a quel gusto passato a cui l’umano è impiantato.
“Imprigionata, era la Maga che si è appena risvegliata!”
Porgendo la calda coppa del suo seno, inavvertitamente svela, con la mano che solleva una sfilza d’altri seni, gonfi e ripieni. I capezzoli, son di resina di Mirra, “l’ineffabilità scarlatta della figlia”.
“Finge la mente, di Sfinge, narrando la favola di Psiche: nell’oscurità della stanza c’è l’uomo della mancanza”.
La lanterna è una tentazione necessaria, una promiscuità, un’orrenda blasfemia di perversioni, un enigma dallo sperma, avvolto tra la mente e il corpo ardente.
“Infinite e labirintiche spire, serie di centenari frattali immaginari”
Il Mostruoso è d’ali munito il frutto dell’Originale conoscenza.
Afrodite.
Il Doppio Serpente avviluppato al Caduco veniente…
“Dopo la comparsa del Gran Satiro, si scoprirono scoperti…
umidi, nudi e spogliati. Se stessi!”
♂
Nel Figlio, l’Interesse è nel Desiderio
Dai suoi fianchi una sinestesia
Sintetizza la delibera del Caos
La Vanità, nell’Eros Marziale ha il prediletto
Ciò che squadrano è una spirale
Un punto di vista confuso col cerchio
La Quaternità nella Croce,
dirime l’antagonismo pieno al bene.
Da Destra a Sinistra e dall’Alto al Basso.
Finito il lavoro - con l’applicazione sulla superficie, asciutta, dell’apposito fissante trasparente - mi accingevo ad andarmene; lei, sparendo nel corridoio, mi propose di aspettarla; saremmo usciti assieme.
L’’attesi!
Nell’avviarci all’uscita, mi precedette sulle scale; scendendole, la guardai, mentre nell’atrio si strofinava preoccupata i pantaloni, da macchie che non vedevo.
Le guardai i fianchi - favorendo un innesco fantastico ed esplorativo della psiche - proiettandoli nella mente in un’immagine spoglia; priva d’abito.
Inaspettatamente proruppe, densa e prepotente, quella sensazione che fugacemente avevo cercato, e a tratti trovato, in lei, nei radi momenti d’incontro dei giorni precedenti. Ora che la guardavo intenzionalmente, fioriva, irruenta una sorpresa, data dalla geometria differenziale delle sue curve, calibrate linee vorticanti, vellate dai pantaloni aderenti ai fianchi.
L’armonia che proiettavo, avvertendola, non diminuiva in nulla nell’età, che s’emancipava in un’aderente variazione vitale. Come ogni incanto, individuato, ne scaturiva un’esuberante emanazione di dedicata-forza.
Appetente!
La vista che si posava sul tessuto, sentiva il toccante colore che raggiungeva l’epidermide sottostante. L’olfatto percepiva la gravitale assenza d’ogni essenza.
Il fascino delle pieghe e dei riflessi blu oltremare, di quella trama, all’altezza delle tasche poggiava l’inguine, trattenendomi ad una certa distanza.
In quell’attimo che dilatava, la sua voce s’inumidiva d’un ottava.
Alzò la testa, liberando ogni preoccupazione in un sorriso.
I sensi, svellavano nella loro sinestesia, il divenire.
Quella sinfonia sensuale, sollecitava i sensi nella proiezione di simulacri interiori; atipici mondi dentro altri mondi.
I suoi fianchi, scatenarono un desiderio primitivo riverberante dal ciglio del coccige verso tutto il resto; e da lì, da quella decriptata sinestesia, su su, in ogni angolo conosciuto della mente.
Dalla Virilità è possibile addurre tutte le leggi universali.
♀
Il Figlio espira nella Madre
La Medusa degenera il Padre
Una brutale e cieca riflessione
Veneri, ingoianti l’esistenza
Avversando l’esotico possibile
Matrone profetizzano se stesse
Nel refrattario Clan dei famigli
L’Ingenerato illumina dal Padre!
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