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  • Immagine del redattorecerraclaudio61

“DRACULA” di Bram Stoker

Aggiornamento: 20 mag 2021

Lettura scenica tratta dall’omonimo libro, realizzata dall’Associazione Teatrale Carciofirossi 


Dracula scritto da Bram Stoker nel 1897 rappresenta in modo del tutto originale l'eterna vicenda della lotta tra il bene e il male sullo sfondo di una storia che scaturisce direttamente dall'inconscio e, come tale, parla in termini che si impongono immediatamente alla fantasia di ciascuno di noi per entrare direttamente nei nostri sogni.


La messa in scena di “Dracula” (Carciofirossi) inizia in questo modo:

“Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine.


Entrando da lei le disse:”Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo e il suo regno non avrà fine”.

Allora Maria disse all’Angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo!”

[...]


Dal diario di Jonathan Harker:

<<15 maggio. [...] Eccomi qui, seduto a un tavolino di quercia al quale forse, in tempi andati, una bella donna era intenta a vergare, con molte esitazioni e mille rossori, una sgrammaticata lettera d'amore, e intento a mia volta a stenografare nel mio diario tutto quanto è accaduto da quando l'ho chiuso l'ultima volta. Siamo nel diciannovesimo secolo, oggigiorno, ed è un  secolo implacabile. Pure, se i sensi non mi ingannano, quelli andati avevano e conservano poteri loro propri, che la "modernità" non basta a uccidere.>>

Diario Jonathan Harker

5 ottobre

LUCE : (Angelo)

MUSICA: (G. Mahler – Seconda Sinfonia)

Devo accompagnarvi nel vostro viaggio.

Dovete portarmi con voi. Con voi sarò più al sicuro.

Posso dirvelo ora, mentre il sole sta sorgendo, mentre può darsi che più tardi non sia in grado di farlo. Io so che, quando lo vuole, devo andare da lui. So anche che, se mi dice di recarmi da lui in segreto, devo farlo di nascosto, ricorrendo ad ogni espediente per ingannare gli altri, Jonathan compreso.

Voi uomini siete coraggiosi e forti. Siete forti tutti insieme, perché potete sfidare ciò che schiaccerebbe le umane energie di un singolo che vigilasse su di me da solo. Inoltre, io posso esservi d’aiuto, perché potete ipnotizzarmi, e in tal modo venire a sapere cose che neppure io conosco.

Dobbiamo salire a bordo di quella nave; poi quando abbiamo trovato la cassa, dobbiamo riuscire a mettergli sopra un ramo di rosa selvatica; e dobbiamo legarla bene, in modo che non possa uscire ed emergere; così dice la superstizione. E alla superstizione noi dobbiamo affidarci; la superstizione è stata la fede degli antichi, ed essa ancora è all’opera nella fede. E appena ne avremo l’opportunità, senza essere vista da alcuno, apriamo la cassa e…E tutto sarà bene.

Dico solo quello che possiamo fare, e che dobbiamo fare. Ma, in verità, in verità non possiamo dire cosa veramente faremo o riusciremo a fare. Possono accadere tante cose, e le occasioni e le circostanze sono così varie e imponderabili che fino al momento dell’accadimento fatale non possiamo dire.


(IMMAGINE)


Citazioni da un eretico…

“Chi liga non si unisce all’anima dell’altro, se prima non l’ha rapita; non la rapisce, se prima non l’ha ligata; non la liga, se prima non copula con essa; non copula… se non brama e non appetisce; non appetisce, se l’oggetto non si presenta in immagine o in sembianza ai suoi occhi…

talora si ignora da quale sensazione si viene rapiti…

può essere ligato soprattutto ciò che ha in chi liga qualcosa di suo, perché, attraverso quel qualcosa di suo, chi liga lo comanda…e da ciò che procedono i necromanti…dalla mancanza ricavano brama, dalla brama pulsione... impura è la voluttà venerea, perché è unita a sofferenza e a desiderio inappagabile (per il quale l’intero corpo invano concupisce immigrare nell’altro)

…ogni forma di ligatura si riferisce a quella erotica, ovvero ne dipenda, oppure in essa consiste. Chi nulla ama, non ha da temere o provare altri sentimenti…vero è, che chi con maggior sagacia e solerzia getti le sue reti, si apre la via a cominciare dalle cose che ama, e odia colui che dev’essere ligato e stretto, per giungere a ligature di altre passioni;

...infatti amore è ligatura delle ligature”.

(Renfield e Van Helsing)


“Bene, io dirò a voi. Mia tesi è questa: io desidero che voi credete.”

“Che creda cosa?”

“Che credete in cose che voi non potete”

“Quella facoltà che permette noi di credere cose che noi sappiamo non vere”.

Dobbiamo avere mente aperta e non permettere che un pezzettino di verità blocca la corsa di una grande verità. Noi cogliamo prima piccola verità. Benone! Noi teniamo essa e noi valutiamo essa; ma in pari tempo noi non dobbiamo permettere a essa di supporre se stessa come tutta la verità dell’universo.”

La sua mente è formata solo in maniera imperfetta.

Ragion per cui, in una situazione difficile, non può che cercare soluzioni nell’abitudine. Il suo passato costituisce una chiave, e quella pagina di tale passato che ci è nota.

Avventura disperata, quella in cui siamo impegnati. Ora, mentre ci precipitiamo nel buio, e il freddo sembra salire dal fiume e avventarcisi contro, e le mille misteriose voci della notte ci circondano, i pensieri si affollano. Andiamo verso luoghi ignoti, per vie sconosciute, a un mondo di tenebre e di eventi spaventosi.

Non oso pensare a quello che può accederci. Siamo davvero nelle mani di Dio. Solo lui sa quel che avverrà, e Lo prego con tutta la forza della mia anima rattristata e umile, di vegliare sul mio amato sposo. Qualsiasi cosa accada, Jonathan saprà che l’ho amato e rispettato più di quanto io riesca a dire, e che il mio ultimo e più fedele pensiero sarà sempre e soltanto per lui.

Quanto a me non sono degna al Suo cospetto. Ahimè, ahimè, ai Suoi occhi sono contaminata, e lo sarò finché Egli non si degni di riammettermi alla Sua contemplazione, tra coloro che non sono incorsi nella Sua ira.

“Non temere Giuseppe…

…Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele”

Sette anni fa tutti noi siamo passati attraverso le fiamme dell’inferno; e l’attuale felicità di alcuni di noi ci ricompensa, pensiamo, delle sofferenze patite. Per Mina e per me, a essa si aggiunge la gioia di saper che la nascita di nostro figlio ha avuto luogo esattamente il giorno dell’anniversario della morte di Quincey Morris. E lei, lo so, coltiva in segreto la convinzione che qualcosa dello spirito del nostro coraggioso amico sia trasmesso al bambino. I nomi che porta sono quelli di tutti i componenti il nostro piccolo drappello; ma noi lo chiamiamo Quincey.


Con:

Vincenzo Muriano

Angela De Rossi

Veronica Baffi


Musiche a cura di: Roberto Uberti

Adattamento drammaturgico e regia di: Claudio Cerra



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