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  • Immagine del redattorecerraclaudio61

“L'ULTIMO SOGNO”

Aggiornamento: 20 mag 2021

Messa in scena tratta da:

“L’ultima tentazione di Cristo”

di Nikos Kazantzakis


“E’ per offrire un supremo esempio all’uomo che lotta, per mostrargli che non deve temere la sofferenza, la tentazione e la morte, ed è perché tutto ciò può essere vinto ed è già stato vinto che è stato scritto questo libro. Cristo ha sofferto e da allora la sofferenza viene santificata; la tentazione è stata sconfitta; Cristo è stato crocifisso e da allora la morte è stata sconfitta: Questo libro non è una biografia, è una confessione dell’uomo che lotta.

Scrivendolo, ho fatto il mio dovere. Il dovere dell’uomo che ha combattuto molto, che ha sofferto molto durante la propria vita e che ha sperato molto.

        Nikos Kazantzakis


La caratteristica di questa messa in scena è il tentativo di raccontare una storia emblematica, la storia sacra di Gesù, proiettandola nella quotidianità dell’esistenza umana. Quando la divinità si fece uomo visse la nostra stessa esistenza, per tanto nella quotidianità vi fu la presenza divina. Questa concessione ultraterrena ha reso, e rende degna per l’eternità tutta l’umanità, la dignità della Sua presenza.

Tutto è in tutto, sotto un sasso o in una formica..

Come congiungere queste opposizioni dimensionali, la materiale e la spirituale, l’eternità e la quotidianità?

Nella Presenza, il tempo viene annullato, dissolto; passato e futuro, sono due dimensioni che la Coscienza osserva, ma sono esenti ad Essa, che benevolmente osserva.

Rallentando il tempo, verso l’immobilità, la si avvicina; perché nell’immobile i punti si congiungono e non come nel movimento, dove sono solo raggiunti.

Il passaggio spirituale verso il Divino.

In questa brevissima premessa vi sono le ragioni dei due fondamentali aspetti scenografici e formali della messa in scena, e sono la lentezza dei movimenti attoriali e la rotazione antioraria di tutta la scena.


Nella messa in scena, la parete che viene spostata dai tecnici- nel buio tra una scena e l’altra - trovandosi volta per volta in un lato diverso della scena stessa (sviluppando, complessivamente durante tutto lo spettacolo, una rotazione completa in senso antiorario), difatti nella quinta e ultima scena si troverà nuovamente fronte pubblico ad ostruirli lo sguardo, se non per l’unico possibile punto di vista che è la finestra aperta verso l’interno della scena.

Questo per dare la sensazione che a ruotare non sia la scena ma l’osservatore che volta per volta si sposta attorno alla scena, come se fosse la platea a girare attorno alla scena e non la scena che ruota su se stessa. Nella logica di una ciclicità delle cose e del tempo stesso; un continuo ritorno; nel “Tutt’Uno”.


La seconda caratteristica, scenografico-formale di questa messa in scena è il movimento degli attori, che durante tutta la messa in scena, sarà caratterizzata dall’estrema lentezza di azione e movimento - straordinariamente lento - nel passo, nel gesto, nello sguardo..

(Stiamo parlando, per capirci, di una lentezza che vuol dire all’incirca muoversi ad 1 mt. al minuto, voltare lo sguardo in 20 secondi)


Il tempo rallenta, per invitarci alla dimensione del Sogno dove il Tutto diviene possibile.

Parte iniziale del copione originale dello spettacolo - Prologo e Prima scena:


Prologo:

“Gesù e Giuda”


BUIO


TRACCIA 1

SUONO prolungato con eco: “Il Vuoto”

(Sul rumore si apre il sipario)

MUSICA: (Motivo che ricorrerà più volte durante la rappresentazione)


LUCE: (Finestra)

(Fronte pubblico c’è una finestra, quinte laterali impediscono la vista ai lati)


NARRATORE: Dall’altro versante del cielo cominciava a imbiancare. Sarebbe presto apparsa, enorme, muta, la luna di Pasqua. I raggi del sole, pallidissimi, entravano ancora nella casa.

“Io sono il cammino”, e la casa dove voi siete diretti. Io sono anche il viandante e voi mi venite incontro. Abbiate fede in me, non abbiate paura, qualsiasi cosa vediate, io non posso morire.

Avete capito?

Io non posso morire.”


LUCE: (dentro la casa)


GIUDA: “Ancora una volta, Maestro. Perché hai scelto me?”

GESU’ : “Tu sei il più forte, lo sai. Gli altri non hanno la forza.

Ci sei andato?

Hai parlato col sommo sacerdote Caifa?”

GIUDA: “Gli ho parlato. Vuol sapere dove e quando.”

GESU’: “Digli: la notte di Pasqua, dopo il pranzo pasquale, a Getsemani.

Fatti coraggio, Giuda, fratello. Anch’io mi faccio coraggio.”

GIUDA: (Si alza e lentamente si avvicina al letto dove è coricato Gesù)

Aveva dei segreti da dirmi, parlava sotto voce bisbigliando, e ora era Gesù ad abbassare la testa, ora ero io. Pesavamo le parole, aspettavano ciascuno la risposta dell’altro.

GESU’ : “Perdonami, Giuda, fratello”, ma è necessario!”

GIUDA: “Maestro, te l’ho già chiesto, ma non c’è altra via?”

GESU’ : “No, Giuda, fratello. Anch’io l’avrei desiderato; finora anch’io lo speravo e attendevo. Invano. No, non c’è altra via. La fine del mondo è arrivata, la fine di questo mondo che è il regno del maligno. Il regno dei cieli arriva e sarò io a portarlo. Come?

Con la mia morte. Non esiste altra via. Non abbatterti, Giuda, fratello mio, dopo tre giorni risorgerò.”

GIUDA: “Lo dici per consolarmi, per costringermi a tradirti senza che il mio cuore si laceri.

No, più si avvicina l’istante terribile, no, non ne ho la forza, maestro.”

GESU’ : “Ce l’hai, Giuda fratello. Dio ti darà la forza, quella che ti manca, perché è necessario.

E’ necessario che io sia ucciso e che tu mi tradisca. Noi due dobbiamo salvare il mondo. Aiutami.”

GIUDA: “Se dovessi tradire tu il tuo maestro, lo faresti?”

GESU’ : “No, ho paura di no, non potrei.

Perché Dio ha avuto pietà di me e mi ha dato il compito più facile: quello di farmi crocifiggere”

“Non lasciarmi solo, aiutami.

Festeggiamo dunque la Pasqua questa sera tutti insieme e io ti farò il segnale perché ti alzi e vada a cercarli.

E ci riuniremo e danzeremo tutti assieme il terzo giorno, il giorno della risurrezione!”

GIUDA: “E gli altri lo sapranno?”

(Giuda esce)


NARRATORE: Uscii in strada e attesi che la luna sorgesse.

La luna comparve, malinconica, tutta tonda, sopra le montagne di Moad. Si fermò un attimo sulla cresta della montagna, esitante. Guardò il mondo e bruscamente si decise, si staccò dal monte e prese a salire. Il borgo di Lazzaro, immerso nell’oscurità, sembrò improvvisamente imbiancato di calce e si mise a brillare, bianchissimo.

Ero solo in cortile e cavar sassi dal terreno col piede. Gesù volgeva continuamente gli occhi su di me, mi guardava e sul suo viso si diffondeva una tristezza inesprimibile.

Rimanemmo in silenzio. Ora la luna era alta nel cielo. Una luminosità funerea s’era sparsa sulle tavole.


LUCE: (Si alza dentro la casa)

Solo Musica

NARRATORE: “La mano di Dio è in cammino, non mettetevi sulla sua strada.”

Solo Musica


LUCE: (Finestra)


Il vento s’era levato, le fiamme dei candelieri a sette bracci oscillarono. A un tratto un colpo di vento violento soffiò e le spense.


La luna tutta intera entrò nella stanza.

Era notte fonda, Gesù non aveva ancora chiuso occhio. La sua angoscia era durata troppo, non vedeva nessuna strada aprirglisi davanti; nessuna fuorché la morte.

S’era deciso, il suo spirito trovò un po’ di pace. Chiuse gli occhi, si addormentò.


BUIO


MUSICA: (Motivo ricorrente)

Prima scena:

“Maddalena”

BUIO

TRACCIA 2


(Nel Buio, si sposta la parete che stava fronte pubblico che andrà a formare - per questa scena - la parete di destra della scena stessa; a sinistra e fronte pubblico, nell’angolo del palcoscenico, Maria seduta al telaio)


NARRATORE:

La casa odorava tutta come un ricco sepolcro.

LUCE: (Solo su Maria)


Maria era seduta al telaio, ritirata nell’ombra, e nessuno vedeva le lacrime che silenziose le scorrevano lungo le guance, sul mento e sulla tela tessuta a metà. La casa profumava ancora e la punta delle dita sapevano di mirra. A un tratto, a mano a mano che cadeva la notte, una rondine entrò dalla finestra, fendendo l’aria volteggiò tre volte sopra le loro teste e con un gorgheggio festoso, si volse verso la luce e ripartì come una freccia. Tutti ebbero appena il tempo di scorgere le sue ali appuntite, il suo ventre bianco.


(Solo Musica) - (Maria, alza la testa e la vediamo in volto)


“Non è vento questo. E’ entrato qualcuno. Dio mio, e se fosse la morte?”

“E anche se fosse lei, che potrebbe farci?”

“Non viene per noi!”

(Solo Musica)

La luna si era impossessata del viso di Gesù e l’aveva divorato. Non rimanevano di lui che due occhi nerissimi.

(Gesù, si solleva dalla posizione sdraiata in cui si trovava nella penombra e appoggiando i piedi a terra, rimane in quella posizione, seduto sul letto)

(Maria, guarda verso Gesù senza voltarsi del tutto)


GESU’: “Sono scomparso per un attimo perché pensavo a una cosa che mi disse un giorno un asceta sulla montagna santa del Carmelo. ‘Ero’, mi disse, ‘immerso nei cinque trogoli del mio corpo, come un maiale.’ ‘E come ti sei liberato, padre mio?’ gli ho chiesto. ‘Hai lottato a lungo?’ E lui mi ha risposto: ‘Per nulla. Un mattino ho visto un mandorlo in fiore e sono stato liberato’. Un mandorlo in fiore, ecco come stasera, per un attimo, mi è apparsa la morte.”


(Gesù, dopo un po’ torna a sdraiarsi)

(Solo Musica per circa 90 secondi)


(Maria, molto lentamente, si alza e attraversando il boccascena si posiziona dalla parte opposta)


NARRATORE: “La rondine in cielo va più in fretta della cerva sulla terra, più in fretta della rondine va lo spirito dell’uomo. E più in fretta dello spirito dell’uomo va il cuore della donna”



Con:

Elena Valente

Flavio D'Andrea

Sandro Pace

Admir Cupi

Arianna Mossali

Alessandro Taverniti



Regia e adattamento drammaturgico: Claudio Cerra

Musiche a cura di: Claudio Cerra




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