Adattamento e messa in scena dalla Tragedia di Euripide -
“Le Baccanti”
Carciofirossi Teatro
Scrive Bachofen intorno alla natura femminile:
“Quella mania bacchica descritta da Euripide è rappresentata in tanti capolavori artistici nella sua manifestazione corporea, si radica nel profondo della vita emotiva della donna; dalla connessione indissolubile di ambedue le gigantesche potenze, l’emozione religiosa e il desiderio sessuale, viene elevata sino al furore dell’estasi, la cui ebbrezza, capace di confondere, doveva apparire una manifestazione immediata degli dèi gloriosi. Colpita nella sede della vita, al cuore, la donna infuria sulle silenziose cime dei monti, cercando ovunque il dio sconosciuto, che ama muoversi sulle cime… L’intensità dell’orgasmo, in cui si fondono religione e sensualità, mostra come la donna, benché più debole dell’uomo, sappia librarsi al momento più in alto dell’uomo. Dioniso cattura l’anima della donna col suo mistero mediante la sua propensione al soprannaturale, a tutto ciò che si sottrae alla legge della natura; con la sua epifania che abbaglia i sensi, egli agisce sull’immaginazione, che per la donna è il punto di partenza di ogni sua emozione interiore, e sul sentimento erotico, senza il quale egli non può nulla, ma al quale, sotto la protezione della religione, dà un’espressione che oltrepassa ogni barriera.”
Estratto iniziale, dal Copione originale dello spettacolo:
PRIMA SCENA
BUIO – (Si apre il sipario e si ode il suono di un tamburo battente, di seguito, un tamburello a mano con sonagli percosso e scosso, nel BUIO)
LUCE – Al centro della scena - (La danzatrice, ai bordi della luce, con un tamburello tra le mani è nella penombra della luce, vestita da Baccante, esegue una breve danza, roteando in senso antiorario attorno al perimetro del fascio di luce; movimenti disordinati)
BUIO - (Alcuni secondi)
LUCE – Soffusa al centro - (Appare una Baccante, rannicchiata a terra, il volto rivolto al pavimento, estraniata come fuori di senno. Inizia parlando, indistintamente, sottovoce, poi, inizia a recitare)
BACCANTE: [...] ..la ricchezza di forme e di fenomeni in cui l’infinita variabilità dell’anima umana si esprime, la molteplicità di culture, di valori, di orientamenti della vita e di concezioni del mondo a cui la vitalità della struttura psichica ha portato e porta all’interno dell’umanità, fanno apparire in partenza problematico il risultato di qualsiasi tentativo per giungere ad un orientamento universalmente valido.
(Arianna, dalla posizione in cui si trova, volge solo il capo nella direzione del pubblico, poi recita rivolgendosi a loro)
E tuttavia bisogna intraprendere un tentativo del genere, pur nella consapevolezza che l’orientamento dell’Occidente è solo uno tra i tanti. Lo sviluppo della coscienza come sviluppo creativo è stato essenzialmente opera dell’uomo occidentale. Sviluppo creativo della coscienza egoica significa che, in un processo millenario, il sistema della coscienza ha assimilato, espandendosi sempre più, il contenuto dell’inconscio.
(Ora, Arianna, volge lo sguardo altrove, vagando con gli occhi per lo spazio circostante, rimanendo chinata o sollevandosi leggermente e aiutandosi con le braccia)
Nello sviluppo ontogenetico la coscienza egoica dell’individuo deve percorrere i medesimi stadi archetipici che hanno determinato lo sviluppo della coscienza all’interno dell’umanità. Nella propria vita il singolo ricalca le orme che l’umanità ha calcato prima di lui; quell’evoluzione ha lasciato le sue tracce nella serie delle immagini archetipiche della mitologia.
(Per il pezzo finale del suo breve monologo, Arianna, solleva lentamente il busto, molto lentamente, e volgendo lo sguardo in direzione del pubblico, con volto molto sereno e cosciente, porta il busto in posizione eretta, si pone sedendosi sulle proprie caviglie, dritta, con lo sguardo rivolto al pubblico)
Nelle culture statiche, come ad esempio in quelle dei primitivi, che hanno conservato i tratti caratteristici originari della cultura umana, gli stadi primitivi della psicologia dell’umanità sono così accentuati che i tratti individuali e creativi presenti negli individui non vengono assimilati dal collettivo. Anzi il collettivo bolla come asociali gli individui creativi e in possesso di una coscienza più forte.
BUIO
(Nel BUIO, dopo alcuni secondi si ode il suono di un flauto: Dioniso, )
LUCE – Centro-avanti – ( Il giovane Dioniso, interpretato da un giovane ragazzo di dodici anni, entra lentamente in scena suonando il flauto, tutto vestito di bianco e a piedi nudi; attraversa la scena, partendo dal fondo e finisce al centro avanti, nella luce)
Giunto, Dioniso, in quella posizione, una Baccante (Veronica), in quinta - destra, inizia a recitare, dando l’impressione scenica che a parlare fosse il ragazza, Dioniso, con una voce femminile)
(Il ragazzo, appena Veronica inizia a recitare il suo pezzo, si ferma, immediatamente dal suonare e tirando fuori dalla tasca un foglio e una matita segnando sul pentagramma la notazione musicale del pezzo che ha appena suonato, inginocchiandosi e chinandosi per poter usare il piano del palcoscenico per poter scrivere)
DIONISO (Veronica) :
Io, che qui giungo, a Tebe, sono il figlio di Zeus, Dioniso. Mi diede alla luce Semele, figlia di Cadmo, in un giorno lontano, tra le vampe delle folgori. Ho mutato l’aspetto in un’umana parvenza e sono qui presso le fonti di Dirce e l’acque dell’Ismeno. Vedo la tomba di mia madre folgorata, presso la casa, e ruderi fumanti della fiamma di Zeus ancora viva, segno d’oltraggio imperituro, d’Era contro mia madre.
(Admir, il giovane Dioniso, in ginocchiato guarda le sue notazioni musicali trascritte sul foglio, e dopo un attimo, prova a risuonare risuona il pezzo, leggendolo dallo spartito appena trascritto)
Contemporaneamente:
LUCE: Fondo scena-centro - (Un altro giovane ragazzo, appare sul fondo, tutto vestito di nero e a piedi nudi, che muovendosi lentamente, si porta alle spalle di Admir, fermandosi in piedi dietro di lui, fissando il pubblico.
Quando Admir avrà terminato il suo pezzo musicale, Davide, inizierà a recitare il suo pezzo rivolgendosi, in modo perentorio, al pubblico:)
DIONISO (nero):
La mia lode a Cadmo, che rese impervio questo luogo, sacro recinto di sua figlia: tutt’intorno l’ho velata di pampini di vite. Ho lasciato i terreni ricchi d’oro di Lidi e di Frigi, alle plaghe battute dal sole della Persia, alle muraglie dei Battri, al suolo gelido dei Medi sono arrivato e all’Arabia felice e a tutta l’Asia che si stende lungo il mare salso, con le sue città turrite, popolate d’un miscuglio di barbari e di Greci. Questa è la prima città greca dove giungo.
Nei luoghi che ho citati, ho istituito cori e fondato il mio culto, per fare la mia divinità palese agli uomini.
LUCE: Bassissima: (su Davide e Admir)
LUCE: Fondale in trasparenza - (Dietro al fondale, in trasparenza; appare una Baccante, con il volto velato, immobile al centro - Mentre in quinta, un’altra Baccante non vista, recita un pezzo, creando anche qui la sensazione scenica che la Baccante in scena parli, agli astanti, senza muovere le labbra)
DIONISO (Baccante):
Tebe è la prima città greca dove ho destato ululati di donne, vestendo i corpi di nebridi e dando nelle mani il mio tirso, strale d’edera: ciò perché le sorelle di mia madre (che ha fare questo dovevano essere le ultime) negavano la nascita di Dioniso da Zeus, insinuando che Semele, sedotta da un mortale, aveva fatto risalire a Zeus il proprio fallo – una bella pensata di Cadmo – e che perciò (così dicevano gongolanti) l’aveva ucciso il dio, per la menzogna del connubio.
(Terminato il pezzo, la Baccante, continua a rimanere ferma al centro della scena, mentre un’altra Baccante la raggiunge, entrando in scena a vista, da sinistra rispetto al pubblico; tutto questo, avviene dietro al fondale nero semitrasparente, a determinare metaforicamente la lieve membrana trasparente che divide dei due campi d’azione. Donna-Baccante; attore-spettatore; sogno-veglia; l’azione, dall’immaginazione. Angela, si posiziona vicino alla sua compagna al centro, rimanendo di profilo rispetto al pubblico, immobile in quella posizione. Nell’immobilità delle due Baccanti:
Una terza Baccante, in quinta, a destra rispetto al pubblico, recita il suo pezzo)
BACCANTE :
Ed ecco che io le ho spinte fuori dalle case nell’estro del furore, e deliranti se ne stanno sul monte; le ho costrette ad assumere l’abito dei miei riti orgiastici, e tutta la genia femminile di Tebe, tutte quante le donne, ho reso folli, sospingendole fuori di casa. Adesso mescolate alle figlie di Cadmo, se ne stanno sulle rupi all’aperto, sotto abeti verdi.
[...]
Con:
Veronica Baffi
Davide Boccia
Admir Cupi
Angela De Rossi
Alice Ghilardi
Chiara Martone
Arianna Mossali
Alessandro Taverniti
Roberta Zambelli
Costumi:
Angela Cerra e Rosalba Cerra
Regia e adattamento drammaturgico: Claudio Cerra
Musiche a cura di: Roberto Uberti
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